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Showing 1-10 of 101 entries
5 people found this review helpful
3.3 hrs on record
Disclaimer: I received my Hexapoda review key free of charge from dev/publisher TOMAGameStudio through the Steam Curator program; I'm not affiliated with TOMAGameStudio nor did I receive any kind of compensation for my review.

Hexapoda is a cool, 3-colors, extremely sharp looking vertical shoot'em up. The story revolves around the player trying to explore an hostile world filled with giant, bug-like creatures, on a mission to collect alien samples to analyze.
In a well known DARIUS-like fashion, Hexapoda offers several different routes that branch from the main path, each one of them sporting different enemies and different bossfight(s).

Controls are fairly simple: one button to shoot your main gun, the other for a screen-clearing bomb. The powerups are also straightforward and quite traditional: there are a number of different gun types such as the laser beam, the spread fire or the homing bullets and each one can be upgraded along the way, allowing for more fire-power (or greater spread).
The power-ups aren't permanent so you'll often find yourself switching from one to the other as soon as the enemy drops them in order not revert to the vanilla shot. On Normal difficulty level the game poses just the right amount of challenge while perhaps being a little too generous with extra life drops.

The game isn't particularly long (around a couple hours to clear?), but it offers different endings depending on how many branching paths you've already explored, which is a nice touch that adds some kind of replayability.
I liked Hexapoda (while it lasted) and I recommend it: it's a well done classic SHMUP that wins on simplicity and classic, retro feel.

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Posted 5 June, 2023. Last edited 5 June, 2023.
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20.2 hrs on record
Mamma mia, Vampire Survivors. A me Vampire Survivors fa lo stesso effetto degli Oreo, mi dico "ok solo uno" e BAM, due minuti dopo il tubo è andato, finito. O il vasetto di Nutella, massì dai solo un cucchiaio, tanto smetto quando voglio. Ma anche gli orsetti, sì gli orsetti gommosi, avete presente? Ecco, Vampire Survivors è una droga legale che stimola la produzione di endorfina, o quale che sia il nome di quella cosa che finisce in -ina e provoca appagamento e assuefazione.

Ma proviamo a parlare (anche) del gioco. Nell'era dei twin-sticks shooter, un pugno di sviluppatori nostrani decide che usare due levette in contemporanea potrebbe essere troppo complicato per il 90% dell'utenza media di Steam. E quindi l'idea geniale è quella di togliere il controllo dello stick destro - ci pensa l'AI a mirare per noi se necessario.
Fatto questo rimane uno dei problemi più fastidiosi degli sparatutto: in qualche modo bisogna sparare, e siamo costretti (in maniera del tutto innaturale) a premere un pulsante perché il nostro personaggio faccia fuoco con la sua arma. Ma niente paura! Anche in questo caso gli sviluppatori ci vengono incontro con il magico auto-fire.

Qualcuno a questo punto si starà chiedendo - ok, non devo mirare... ok, non devo sparare... ma alla fine quindi che ca***o devo fare?
Domanda legittima e la risposta è semplice: devi goderti il massacro senza rompere le palle. Il bello di Vampire Survivors sta proprio della sua assuefacente semplicità: l'unica cosa che dovremo fare è spegnere il cervello, riempirci gli occhi con gli sprite colorati e muovere il nostro PG all'interno di una delle varie mappe, recuperando armi e oggetti sotto il costante attacco di ondate di mostri - il tutto con lo scopo di sopravvivere per almeno 30 minuti in questa arena mortale.

C'è veramente un piacere quasi malsano nel falciare i nemici con le varie armi messe a nostra disposizione - Vampire survivors infatti pesca a piene mani da una lore pseudo-Castelvania-na fatta di asce, tomi magici, fruste, acque sante, e chi più ne ha più ne metta.
Anche i personaggi, molti dei quali sbloccabili, rimandano a protagonisti o stereotipi del famoso franchise di Konami, con il grande plus di un umorismo ruspante che probabilmente solo gli italofoni riusciranno a cogliere (es. Porta Lamadonna!). E' davvero difficile riuscire a dire basta dopo una run, e le decine di oggetti da sbloccare con le varie sinergie da scoprire non fanno altro che rendere il gioco ancora più longevo.

Gli invidiosi diranno che è un gioco stupido. Io personalmente credo che non ci sia nulla di stupido nel rendere vincente un'idea semplice e accessibile (e se ci pensate bene, il gioco è davvero "accessibile" nel senso più largo del termine), quindi faccio un grande applauso ai ragazzi di poncle che tengono alta (altissima!) la bandiera dei videogiochi made in Italy.

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Posted 29 May, 2023. Last edited 29 May, 2023.
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9 people found this review helpful
23.7 hrs on record
Come tanti altri prima di lui hanno fatto, Cult of the Lamb cerca di declinare il concetto dell'action-roguelite aggiungendo alcuni tratti caratteristici; nel caso specifico si parla di elementi "sim" di gestione del proprio culto personale, con tanto di ricerca e costruzione dei diversi edifici della propria base, reclutamento di seguaci e gestione della componente "sociale".

Le due anime del gioco - quella action e quella "sim" - convivono abbastanza bene. Nelle prime ore di gioco l'attività principale sarà quella di combattere i seguaci delle divinità avversarie per progredire nella "storia" (a questo proposito: non aspettatevi una trama da Oscar); col passare del tempo e di pari passo con l'ampliamento della proprio culto dovremo dedicare più attenzione alle necessità dei nostri adepti e allo sviluppo della comunità.

L'aspetto sim/social è ben integrato e permette di sbloccare vari rituali/abilità/dottrine che ci aiuteranno nella vita di ogni giorno all'interno della nostro culto e ci permetteranno di acquisire nuove abilità, armi e perk da utilizzare nelle sessioni di esplorazione e combattimento.

Durante l'arco del gioco potremo incontrare nuovi simpatici NPC che di tanto in tanto sbloccheranno nuove aree da visitare; ogni area ha una serie di mini-quest da completare che ci permetteranno di acquisire nuovi oggetti estetici o risorse aggiuntive.

Cult of the Lamb è un prodotto molto ben confezionato, e uno dei suoi maggiori punti di forza è senz'altro la grafica cartoonesca, semplice, colorata e accattivante. Per quanto complessivamente il gioco mi sia piaciuto però, non ho trovato grandissimi picchi né sul lato del combattimento né sul lato gestionale; addirittura nell'ultima parte (intorno alle 20 ore di gioco) mi è sembrato che il gioco tendesse a trascinarsi un po' senza offrire particolari spunti. Il lato gestionale a quel punto diventa abbastanza difficoltoso da seguire e il combattimento non offre una profondità o varietà tale da rimanere fresco a lungo.

Il mio giudizio finale è positivo, anche se mi sarei aspettato qualcosa di più visto l'hype e la pubblicizzazione del gioco; ve lo raccomando comunque, soprattutto se siete amanti del genere, ma non lo comprerei a prezzo pieno.

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Posted 24 May, 2023. Last edited 24 May, 2023.
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19.2 hrs on record
La prima volta che provai un gioco di Daniel Mullins fu nel 2017.

Il gioco era Pony Island e ad oggi credo che sia uno degli indie più strani, disturbanti e fo**utamente geniali partoriti da mente umana. Fu sconvolgente.

Avanti veloce al 2023, eccomi alle prese con Inscryption. Lo inizio sapendo che si tratta sostanzialmente di un deckbuilder, ma in verità rispondo più che altro al richiamo del nome dell'autore, aspettandomi qualcosa di totalmente diverso e distorto, malato, marcio.
E come volevasi dimostrare Dave Mullins riesce a sconvolgermi anche con Inscryption - un gioco che è definibile come deckbuilder nella stessa misura in cui Pony Island è catalogabile come un action in cui impersoniamo un unicorno.

Difficilissimo, se non impossibile, riuscire a descrivere il gioco senza spoilerare qualcosa. L'assunto iniziale rimane vero - sì, ci sono le carte e sì, lo scopo è quello di sfruttare le creature del nostro mazzo per sconfiggere il misterioso avversario.
Ma chi è alla fine il nostro avversario? Qual è il suo vero scopo? Dove ci troviamo? Come possiamo rompere il ciclo continuo che ci vede ripetere lo stesso percorso con lo stesso finale?

Queste sono solo alcune delle domande che ci frulleranno nel cervello nella prima parte del gioco. Una volta che avremo risolto questo enigma il gioco si aprirà in modi che non avreste mai potuto immaginare - e qui mi taccio perchè fidatevi, non avete idea di cosa vi aspetta e non voglio togliervi il piacere di scoprirlo.

Inscryption entra di diritto e con prepotenza nella lista dei migliori indie che abbia giocato dal 2010 a oggi. Provate con mano, approcciatelo con mente aperta e poi ditemi se non avevo ragione.

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Posted 24 May, 2023. Last edited 25 May, 2023.
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2.0 hrs on record
Le meccaniche alla base di Minit sono quelle del tempo, della ripetizione, della memorizzazione e del trial by error. Il gioco ci mette a disposizione solo 60 secondi per muoverci in un mondo sconosciuto, esplorare, combattere, risolvere enigmi - finito il tempo, è GAME OVER e... si ricomincia da capo.

Ad ogni run avremo accumulato maggiori informazioni che ci permetteranno di muoverci e di risolvere i vari puzzle in maniera più rapida. Chiaramente le fredde dita della Morte sono sempre a 60 secondi di distanza, ma ad ogni minuto che si ripete avremo la sensazione tangibile di aver sbloccato qualcosa, di aver fatto progressi, di essere sulla buona strada verso un finale.

Parlando di finale viene naturale chiedersi, qual è il vero obbiettivo in Minit? Ecco, evitando i vari spoiler che rovinerebbero tutta l'esperienza di gioco, il bello di Minit è che, in fondo in fondo, un vero e proprio obbiettivo non c’è. O quanto meno, non è mai chiaro salvo (forse) nel momento in cui ci sbattiamo il muso contro.

In Minit, il viaggio è più importante della destinazione. Vagare nel mondo bicromo fatto di pixel, di chiara ispirazione “zeldiana”, scoprire posti nuovi, incontrare nuovi personaggi, raccogliere nuovi oggetti… ma soprattutto cercare di cucire insieme i singoli minuti di gioco per dargli un senso logico si rivelano un’esperienza elettrizzante e stimolante.

Il tutto a prescindere da dove, quando e in che modo il viaggio del nostro omino andrà a finire.

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Posted 21 April, 2023. Last edited 21 April, 2023.
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2.7 hrs on record
Disclaimer: I received the review key directly from the game publisher 101XP. I'm not affiliated with 101XP nor I have received any kind of compensation for my review.

Dynopunk: Welcome to Synth-City sees you taking control of Chris, an anthropomorphic T-Rex moving to Synth-City in order to start his new business as an electronic devices repairman.
This short game is a sort of appetizer for the main course that is Dynopunk, which will be released later in May: it features 8 days of in-game content and does a pretty good job at having you familiarizing with the setting, the characters and the game mechanics.

Dynopunk: Welcome to Synth-City (from here on Dynopunk Prologue) is set in a future dystopian world hinabitated by sentient, antorpomorphic dinosaurs (hence the title, who would've guessed?); in this setting we're going to help our good guy Chris operating his own repair business while also coping with "real" life matters.
In the abandoned workshop our dino friend discovers the blueprints for building a full-functioning time machine, and he start daydreaming about using it to turn back time in order to prevent a catastrophic incident from happening in his past.

The main selling point of the game are the repair mechanics: if you've played a little bit of Papers, Please (and if you haven't, you should feel bad about it) assembling items, operating devices and all sort of other things on a desk using the mouse should sound pretty familiar, and you might feel happy knowing that a good 75% of Dynopunk Prologue indeed revolves around cutting PCBs, glueing components together and fixing/substituting failing parts of electronic devices for your customers in a similar fashion.
It might take a while to master the art of tearing apart and repairing small objects (especially if you're going to play the game on Steam Deck like I did!), and the game itself loves to throw you a couple of curveballs - for example, the light might go out while you're cutting a PCB so you're going to need to memorize the layout beforehand. Precision plays a critical role as your compensation is based on how good you've been in your repair duties.

The game however is not only about fixing stuff: there's a whole lot of people (...dinos?) gravitating around Chris, including his writer-wannabe friend Justin, who will frequently drop in at the shop for a chat or to make you fix things. The social mechanics of the game will have you interacting with a healthy cast of characters, each one sporting different personalities and attitudes towards our guy. How deep these kind of interaction will go however is yet to be seen, as the short playtime of the prologue doesn't leave room to develop really strong bonds at this time.
There also is a hint about a house/workshop upgrade and customization system: for example you can buy additional types of beverage for the vending machine to please your more demanding customers, or also buy posters and all sort of decorations for your bedroom... or even the time-machine parts themselves! As noted before, I'm eager to see how this aspect will come into play in the full game.

From a technical standpoint, Dynopunk Prologue sports some really captivating pixel-art graphics and cool character design (there are many different species of dynos, from triceratops to velociraptors and everything inbetween). It might not exhibit the same kind of polish you might see in bigger productions, but everything's very pleasing and eye-catching.
I could also feel that sort of unmistakable, crepuscular, early 80s vibe permeating everything - color palettes, aesthetics and OST; the background music can even be easily selected through an in-game player, and I made sure to listen to all of the tunes while chilling around my repair desk (they were actually pretty good).

I'm very pleased with what I've seen so far and I'm really looking forward for the full release to shed a light on Chris' story, while delving deeper in both the social aspect and the upgrade mechanics.
From the little I've seen so far, it's definitely a thumbs up for me.

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Posted 19 April, 2023. Last edited 19 April, 2023.
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15.6 hrs on record
West of Dead e' uno shooter rogue-lite in cui impersoneremo un Ron Perlman, un redivivo sceriffo in versione "Ghost Rider" intrappolato in una sorta di purgatorio (non proprio un modo di dire: la citta' in cui si svolge il gioco si chiama Purgatory, Wyoming) mentre cerca di recuperare la propria memoria e fare chiarezza sulla figura del Reverendo, apparentemente legata alla sua uccisione.

Il gioco implementa in maniera abbastanza standard le meccaniche proprie dei roguelite: ogni run risulta randomizzata, benche' i biomi presenti e le loro connessioni rimangano fisse; avremo la possibilita' di acquisire/droppare armi e trinket migliori durante la nostra run; infine, tra un livello e l'altro, avremo la possibilita' di spendere il "peccato", la currency del gioco acquisita eliminando i nemici, per sbloccare dei potenziamenti per le run successive.

La bellezza di West of Dead sta tutta in due aspetti. In primis il gameplay, che presenta una variazione al tipico schema stile single o twin-sticks (che ritroviamo con una certa frequenza in tanti shooter roguelite) introducendo l'elemento tattico delle coperture, in puro stile sparatoria western. Scordiamoci infatti di saltellare a destra e sinistra schivando proiettili come Neo in Matrix: a meno di non avere i riflessi di Flash dovremo dosare sapientemente il piombo e fare attenzione a cercare costantemente riparo per non venire impallinati, prima ancora di seminare la morte tra gli avversari a colpi di revolver.

Il secondo aspetto che ho molto apprezzatto e' lo stile grafico, che mi ricorda un po' quello di un altro roguelite che ho giocato negli ultimi anni, cioe' Curse of the Dead Gods; la contrapposizone di luci ed ombre, la grafica in cel shading ed i toni generalmente scuri e spenti calzano perfettamente con il mood del gioco, anche se a dirla tutta ogni tanto le immagini risultano forse TROPPO scure, e di conseguenza gli scenari non risultano particolarmente intellegibili.

Nonostante non sia propriamente un rogue-lite top-tier, ho trovato West of Dead uno shooter piuttosto divertente e decisamente diverso dal solito, sia per ambientazione che come meccaniche di gioco. Le circa 15 ore che ho impiegato per raggiungere il true ending sono passate velocissime, e questo e' sempre un buon indicatore dela bonta' di un gioco.

Consigliato a tutti i g ringos alla ricerca di un mezzogiorno di fuoco... buoni, brutti o cattivi che siate.

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Posted 30 January, 2023. Last edited 30 January, 2023.
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1.8 hrs on record
198X ci vede nei panni di un ragazzo dalla situazione familiare delicata, nel pieno di una crisi adolescenziale che lo porta a sentirsi totalmente fuori posto nella societa' in cui vive. Il discorso cambia nel momento in cui il ragazzo scopre il magico mondo degli arcade, che gli permettono di uscire dal suo status di mediocrita' e sentirsi parte di qualcosa di vivo, nuovo, vibrante.

E' difficile capire se io abbia realmente apprezzato cosi' tanto 198X o se il gioco abbia semplicemente toccato le corde giuste portando a casa il massimo del risultato con il minimo sforzo. E' forse ancora piu' difficile dare un giudizio complessivo ad un gioco che in realta' e' un teen drama, appena tratteggiato e molto breve, raccontato attraverso l'espediente di una serie di minigiochi arcade. Si' perche' il fulcro del gioco saranno proprio le brevi ma intense digressioni videoludiche, in cui il protagonista si misurera' con una sorta di cloni di alcuni classici titoli da cabinato degli anni '80/'90, tra cui Final Fight, Rad Racer/Outrun, Darius, ecc ecc.

Lo spunto e' encomiabile, e da vecchio frequentatore delle sale giochi non posso che apprezzare lo sforzo, in una certa misura anche ben riuscito, di distillare titoli di una certa importanza in esperienze estremamente condensate; a livello grafico e di giocabilita' poi c'e' poco da dire, tuttavia e' normale che ogni "tributo" di questo tipo manchi della profondita' e della complessita' che caratterizzano l'originale. D'altra parte un titolo del genere, con tutta l'atmosfera crepuscolare stile 80s che si porta dietro. sembra espressamente diretto ai giocatori di vecchia data e a nostalgici dell'eta dell'oro degli arcade, disposti probabilmente a chiudere un occhio davanti ai piccoli/grandi difetti e alla poverta' di contenuti (si termina in meno di due ore).

Pare che il gioco fosse soltanto la parte iniziale di un opera piu' grande lanciata qualche anno fa tramite campagna su KickStarter e ormai (aparentemente) abbandonata. Un vero peccato. Lo consiglio in sconto, ed esclusivamente ai nostalgici dei vecchi cabinati, che sapranno apprezzare tutti i riferimenti e l'atmosfera nostalgica in toni crepuscolari che permea tutto quanto.

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Posted 30 January, 2023. Last edited 30 January, 2023.
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7 people found this review helpful
9.5 hrs on record
Recupero questo gioco soltanto ora ma mi rendo conto gia' solo dopo una decina di minuti del perche' abbia suscitato una reazione negativa. Mighty No. 9 e' un action platformer di chiara ispirazione megaman-iana, con tanto di stage e boss a tema e assorbimento di armi/poteri da quest'ultimi, proprio come accadeva nei capostipiti di mamma Capcom. Lo sviluppo per altro e' in mano a Inti Creates, la software house che anni addietro aveva lavorato agli ottimi capitoli Zero e ZX per GBA e DS. Insomma, genere super-collaudato e team di sviluppo navigato: sembrano esserci tutti i presupposti per dare alla luce un titolo capace di ritagliarsi il proprio posticino tra i giganti del genere.

Cosa mai potra' andare male?

Beh, un po' tutto a dire il vero. Il risultato e' ben al di sotto delle aspettative e Mighty No. 9 si rivela una delusione sotto diversi punti di vista.
Il gioco in se', nelle prime battute, non sembra terribile. Le meccaniche run&gun funzionano abbastanza bene; il sistema di combo, che prevede l'uso dello scatto per distruggere i nemici precedentemente indeboliti e acquisire dei power-up temporizzati, e' potenzialmente interessante e invita ad un approccio aggressivo. Anche la grafica 3D, benche' non faccia gridare al miracolo, e' abbastanza gradevole. Le note positive pero' si fermano qui, e iniziano le magagne.

I peccati capitali di Mighty No. 9 sono essenzialmente due. In primis, il level design che varia da blando a terribile, costellato da sezioni difficilmente navigabili che vanno ad aumentare artificiosamente la difficolta' del gioco. La cosa peggiore a mio avviso sono i frangenti (alcuni livelli ne sono letteralmente costellati) in cui non viene data la possibilita' di vedere fisicamente il pericolo (es superfici non camminabili, pareti elettrificate ecc ecc) finche' non ci si sbatte ll naso contro: le cheap death in cui sono incappato per questo motivo non si contano sulle dite di due mani. Mi aspettavo un gioco difficile, mi sono trovato tra le mani un gioco... difficoltoso da giocare.

Il secondo aspetto (ma non meno importante) che non sono riuscito a digerire sono le "trasformazioni". Inutile dire che la vera figata quando giocavo a Mega Man era quella di utilizzare le armi dei bossi sconfitti per sfruttare le debolezze di un altro boss. In generale queste armi risultavano sempre abbastanza utili, o se non altro ognuna aveva un tratto distintivo, una particolarita' che le rendeva a tutti gli effetti uniche - vedasi il time stop di QuickMan o lo scudo di foglie di WoodMan, giusto per fare due esempi. In Mighty No 9 le armi non solo sono noiose, ma a parte un paio di eccezioni risultano perfino abbastanza inutili. Questa cosa ha letteralmente ucciso ogni mio briciolo di entusiasmo residuo verso il gioco, che ho droppato all'ultimo stage (che, tanto per rimanere in tema, ha un level design vomitevole).

Aggiungo come ultima nota, un appunto sulla storia: le cutscene intermedie, per quanto possa apprezzare il voice acting, sono una PALLA colossale. Non c'e' nulla di originale in una trama con robot che impazziscono e vogliono conquistare il mondo e non mi interessa passare lo stesso tempo che impiego a completare un livello ad ascoltare il briefing su COSA devo fare in quel livello (spoiler: sconfiggere il robo-boss). Se c'e' una cosa (una delle tante) che ci ha insegnato il mondo del porno e' che a volte e' MOLTO meglio mettere da parte le chiacchere e la trama per passare subito all'azione. Ecco, questo consiglio evidentemente gli sviluppatori di Inti Creates non l'hanno colto.

Consiglio spassionato, giocate i MM originali delle varie Legacy Collection: anche con l'input lag invereconda che si ritrovano sono anni luce avanti a questa... cosa.

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Posted 30 January, 2023. Last edited 31 January, 2023.
Was this review helpful? Yes No Funny Award
4 people found this review helpful
7.5 hrs on record
Disclaimer: I received the review key free of charge from the game publisher Awaken Realms. I'm not affiliated with Awaken Realms or the developer Chicken Launcher, and I have not received any kind of compensation for my review.

Fresh Start is a simple, relaxing game where you wander around a number of stages, each one sporting a vibrant natural ecosystem, trying to clean up all the dirt, mess and garbage covering the whole place using a combination of vacuum cleaner and water pump, in a quest to bring back the nature to its former, green glory. There's a good number of different scenarios to explore, from Australia to Japan, and the game will keep you busy for a good 5/6 hours, even more if you're going to play it at a leisurely pace (which you should).

The game plays out just like a first person... cleaner, so to speak. I just can't tell you why, but running around shooting flowers, garbage, trees and the like actually feels SUPER satisfying. Think of Doom... but dirtier. To be honest, I don't think any Cacodemon would tolerate to live in such a mess, but that's another story. Unlike ID's seminal shooter, you're not going to get a big arsenal of weapon: it's going to be you, your pump and your vacuum cleaner for the rest of the journey. To spice things up a little bit you're going to use the coins/experience obtained by clearing the garbage to upgrade your skill tree so that, for example, your water pump will become more effective and/or your water reserves will last longer.

I'm giving Fresh Start a big thumbs-up. It's not your average, "everyday" kind of game, but it's a super relaxing, laid back experience that works exceptionally well as a once-in-a-while alternative to more complex, brainy and/or adrenaline-fueling games. The atmosphere is so chill and I think that the cutesy, colorful and lively graphic style fits really nicely, it really is a joy for the eyes.

Se questa recensione ti è piaciuta clicca "Segui" sulla pagina del Curatore del mio gruppo: sarai sempre aggiornato con i miei personali consigli e le recensioni dei migliori titoli indie/retro/roguelite in circolazione!
Posted 25 January, 2023.
Was this review helpful? Yes No Funny Award
< 1  2  3 ... 11 >
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